Sługa Boży Biskup Ignacy Świrski (1885-1968)

Versione Italiana

PREGHIERA PER LA BEATIFICAZIONE

Dio, Padre Onnipotente,

noi Ti ringraziamo per il Tuo servo, vescovo Ignazio,

a cui hai donato la pienezza del sacerdozio di Cristo

e la totale dedicazione al servizio della Chiesa.

Lui, nel suo ministero, ha seguito sempre Gesù,

prendendosi cura con amore misericordioso degli ammalati e dei sofferenti

aiutando  ferventemente i poveri e gli afflitti.

 

Concedi a noi, per sua intercessione la grazia per cui Ti preghiamo ……,

affinche’ il Tuo servo, vescovo Ignazio, sia elevato agli onori degli altari.

Per Cristo, nostro Signore. Amen

 

Si prega di voler comunicare le grazie ricevute, per l’intercessione del Servo si Dio S.E. Mons. Ignazio Świrski, all’indirizzo:

Biuro Postualcji Sługi Bożego Ignacego Świrskiego, ul. Piłsudskiego 62, 08-110 Siedlce, POLONIA

e-mail: postulatorsiedlce.gmail.com

www.biskupswirski.pl

 

 

Biografia del Mons. Ignacy Świrski,

Vescovo di Siedlce

Candidato alla gloria degli altari

 

Mons. Ignacy (Ignazio) Świrski nasce il 20 settembre 1885 ad Ellern, in Latvia; in una famiglia contadina molto credente, allietata da sei figli. Il giovane Ignacy ha avuto un’attenta e profonda educazione, sia umana che religiosa, che lo ha reso particolarmente sensibile verso ogni tipo di necessità e bisogno degli uomini.

            Dopo aver superato l’esame di maturità nel 1904, guidato dalla chiamata del Signore, entra nel seminario a San Pietroburgo. Da subito si pone come persona intelligente, laboriosa e soprattutto molto modesta. Nel 1907 viene inviato a proseguire gli studi a Roma presso la Pontificia Università Gregoriana dove, dopo pochi anni ha consegue due Dottorati: uno in Filosofia (1910), successivamente in Teologia (1914). A Roma, all’inizio del XX secolo, ha sperimentato gli enormi contrasti sociali e la grande povertà della gente. Nella Città eterna, il 28 ottobre 1913, è ordinato sacerdote.

            A partire dal 1914, tornato al seminario di San Pietroburgo, è nominato docente di teologia morale e poi di teologia dogmatica fino all’anno 1918. Dal 1° gennaio 1918 diviene altresì direttore del Dipartimento di Teologia Morale presso l’Accademia Spirituale a San Pietroburgo. Nello stesso periodo don Ignacy ricopre il ruolo di padre spirituale nel seminario diocesano. La sua situazione cambia radicalmente nel giugno 1918 quando i bolscevichi chiudono tutte le scuole cattoliche a San Pietroburgo. Don Ignacy è costretto a fuggire e per i successivi sei mesi, è insegnante e il direttore di una scuola polacca a Dyneburg.

In Polonia nel 1918, a seguito della proclamazione dell’indipendenza, si crea un nuovo esercito. Don Ignacy rendendosi conto che tra i soldati e loro famiglie c’è una profonda ricerca di Dio, diviene sensibile anche verso le necessità nazionali. Così, prima è cappellano in un ospedale militare, poi parroco ed infine decano dell’Esercito Polacco. Serve così la Patria fino al 1921 svolgendo il suo ministero sacerdotale sempre come vero testimone del Vangelo.

            Nel mese di settembre 1921, diviene professore presso l’Università di Stefan Batory a Vilnius, quindi torna alle attività accademiche insegnando teologia pastorale e filosofia. Viene nominato Decano della Facoltà di Teologia e partecipa attivamente alla vita universitaria. Collabora con la Conferenza Episcopale Polacca e la Santa Sede. Essendo tra gli eminenti   docenti dell’Università, pubblica molti articoli, partecipa alle varie conferenze scientifiche e fa parte delle diverse associazioni religiose e scientifiche quali ad esempio: L’Associazione Teologica Polacca (Polskie Towarzystwo Teologiczne) e L’Accademia Polacca delle Scienze. Però, nel corso della sua molto impegnativa vita del professore universitario, non dimentica mai l’aspetto spirituale e con abnegazione si dedica alla pastorale degli studenti. Secondo le testimonianze del tempo egli è sempre disponibile, pronto ad aiutare e farsi carico dei bisogni, sia dal punto di vista spirituale che materiale. Mons. Władysław Suszyński, vescovo ausiliare di Białystok, ricorda che «la tasca del prof. Ignacy si svuotava pochissimi giorni dopo aver ricevuto remunerazione». Don Świrski vive la vita in modo semplice, molto modestamente e non è per nulla legato ai beni di questo mondo.

A causa della Seconda Guerra mondiale l’Università rimane chiusa a partire dal 1939 e la Facoltà di Teologia è trasferita al Seminario Maggiore a Vilnius. Purtroppo, il 3 marzo 1942 tutti i docenti sono arrestati e deportati. Il Prof. Świrski si salva miracolosamente e per più di due anni vive nascosto a Zacharyszki Małe (parocchia Turgiele, 30 km da Vilnius) presso un’azienda agricola, lavorando come contadino. Nonostante l’umiliazione, egli cerca di vivere ogni giornata serenamente lasciando nei suoi collaboratori segni di cordialità e profonda spiritualità.

Il 1° ottobre 1944 torna all’attività di insegnante accademico, ma soltanto per pochi mesi. Nel 1945 il seminario è nuovamente chiuso. L’Arcivescovo R. Jałbrzykowski decide di trasferirlo a Białystok (più vicino a Varsavia) e come suo nuovo rettore nomina il professore Ignacy Świrski. Organizzando la formazione nel nuovo posto assegnatogli, affronta condizioni amministrative molto difficili, aiutato dalla grande fiducia nel Signore. Il suo ministero rettorale lo svolge solo per un anno perché il 12 aprile 1946 è nominato dal Santo Padre Pio XII, vescovo ordinario della diocesi di Siedlce. Ricordando quel giorno, egli esprime la sua umiltà dicendo: «Mi ha trovato una grazia della Santa Sede. Non solo non mi sento degno di quel grande onore, ma neanche capace di portare così responsabile peso». L’ordinazione episcopale ha luogo nel Duomo di Białystok il 30 giugno 1946 per l’imposizione delle mani di S.E. Card. August Hlond, Primate di Polonia. Nel suo motto episcopale, il nuovo pastore sceglie le parole «Cruci adhaesit cor meum» («alla Croce si è aggrappato il mio cuore»).

Il periodo nel quale Mons. Świrski svolge il suo ministero vescovile nella diocesi di Siedlce (1946-1968) è molto difficile. La Guerra non ha portato solo devastazione materiale, ma ha anche prodotto  danni e ferite alla vita morale. Il vescovo se ne rende conto e nella sua prima lettera pastorale ai diocesani scrive: «Il mondo comincia a ricostruire città e paesi devastati. A noi – pastori – Cristo ordina di ricostruire la distrutta dignità umana, affinché in queste città e paesi vivano testimoni di Cristo (…) Ti prometto, mio fedele popolo, di impegnarmi con tutte le mie forze».

Il vescovo Ignacy nel corso dei ventidue anni di servizio al popolo di Dio nella Diocesi di Siedlce, dimostra in maniera chiara, come vivere eroicamente le virtù cristiane. Si iscrive nella storia diocesana come un grande pastore e un sensibile padre. È proprio il suo comportamento paterno ed esigente, inflessibile per quel che riguarda la gloria Divina, l’incrollabile fedeltà alla Chiesa e alla Santa Sede a collocarlo quale esempio da seguire, anche oggi. Scrive più di sessanta lettere pastorali dove, in modo ampio e profondo, si prende cura del popolo a lui affidato. Combatte duramente e si adopera per coloro che sono caduti nel flagello dell’alcolismo.

 Con tanta cura si sforza per la formazione dei seminaristi per farne sacerdoti di alto livello di vita spirituale. Desidera per i suoi collaboratori nella Vigna del Signore una profonda spiritualità ed il fervente affidamento al Sacratissimo Cuore di Gesù. Ripete spesso che «nella battaglia con l’empietà, la più efficace arma nella mano di un sacerdote è sempre la sua santità personale». È lui stesso a sforzarsi ed impegnarsi per questa santità. È uomo dedito a profonda preghiera: spessi digiuni, vera umiltà e cordialità sono le caratteristiche che descrivono bene il vescovo Ignacy. Per anni prepara il popolo della Diocesi per il Grande Giubileo Millenium della Polonia, per prima cosa affidando – il 25 marzo 1962 – la Chiesa locale che serve, alla Madre di Dio.

Non si dimentichi che il tempo nel quale Mons. Świrski svolge il suo ministero episcopale è successivo alla guerra e contraddistinto dalla presenza e dal potere del regime comunista che cerca di eliminare il ruolo della Chiesa nella società e discriminare la fede in Dio in ogni ambito della vita. Dai documenti risulta, che il vescovo Ignacy anche se ripetutamente sottoposto a sorveglianza ed interrogato, nei  rapporti con i governanti mostra prudenza, cercando sempre il bene della Chiesa. Con fermezza sensibilizza i suoi sacerdoti ad essere fedeli al Signore ed alla Sua Chiesa ed anche obbedienti al loro Ordinario. Questo aspetto gli procura accuse dal governo comunista.

Però, la più evidente caratteristica della sua matura vita cristiana nel seguire fedelmente Gesù Cristo, si realizza nel costante servizio ai poveri. Soprattutto, le sue innumerevoli azioni di carità nel contesto pastorale evidenziano fortemente il suo amore per gli ultimi e gli emarginati. Per questo, secondo i vari testimoni oculari e nei molti scritti su di lui, spesso è definito padre dei poveri oppure semplicemente santo. In modo concreto aiuta le persone  che  frequentemente lo avvicinano in curia: mai si chiude alle necessità causate da catastrofi naturali quali inondazioni o incendi, aprendo a Siedlce una mensa per i poveri. Ogni anno organizza varie iniziative in occasione della Settimana della Misericordia non lasciando nessun bisognoso senza aiuto. Coloro che lo hanno conosciuto personalmente affermano che spesso ripeteva: «io vorrei sbagliarmi nel dare l’elemosina a chi non né ha bisogno che mandare via qualcuno veramente bisognoso». Le sue opere di carità lo affiancano a Gesù, il buon Samaritano.

Nella Solennità dell’Annunciazione del Signore, il 25 marzo 1968, S.E. Mons. Ignacy Świrski è chiamato dal Padre celeste. Egli muore nella sede vescovile a Siedlce alla presenza del suo vescovo ausiliare Wacław Skomorucha. Alle esequie, nei giorni 27-28 marzo, partecipano migliaia di persone tra cui parecchi vescovi, sacerdoti, suore e fedeli. La S. Messa solenne è presieduta dal Card. Karol Wojtyla e l’omelia proclamata dal Card. Stefan Wyszyński.  Il Primate di Polonia ha detto di lui: «in modo particolare questa persona la definirei: Homo Dei – Uomo di Dio. Lui viveva con Dio ed era colmo di Dio. Tutte le categorie del suo pensiero ed azione erano manifestazioni di Dio. Intendeva la fede dei bambini, non aveva alcun dubbio nella fede. Lo caratterizzava la semplicità e l’umiltà cristiana». I venerabili resti mortali del vescovo Ignacy sono custoditi nella cripta della chiesa cattedrale di Siedlce, luogo in cui è onorato sino ai giorni nostri

Oggi, a circa cinquant’anni dalla morte del pastore della Diocesi di Siedlce, il suo ricordo è ancora vivo e lo confermano, non soltanto la costante preghiera e le visite al luogo della sepoltura, ma anche tantissimi scritti (libri, articoli), le conferenze a lui dedicate a e anche un  film sulla sua figura: Da Vilnius al cielo.

 Inoltre molto frequente nei fedeli è il ricorso alla sua intercessione per ottenere grazie e favori celesti.